Che cos’è il canto? Può sembrare una domanda banale, ma al suo interno si annidano non pochi aspetti da prendere in considerazione. La Maestra Lia Serafini ha intitolato il proprio libro “Il Canto: Maestro di equilibrio”, identificando così il connubio canto-equilibrio. Ma perché l’equilibrio ha a che fare col canto?
Alfred Tomatis afferma nel suo scritto “L’orecchio e la voce” che “si canta con il proprio corpo”. Il canto è quindi una relazione tra corpo ed equilibrio. Dobbiamo sforzarci di immaginare l’intero corpo che, nell’atto di cantare: vibra, respira e partecipa attivamente all’esecuzione. La mente coordina tutto come un computer in dialogo simbiotico con corpo e voce.
Ma a quale genere di canto mi sto qui riferendo? Come tutti sappiamo le diverse tipologie di canto spaziano dal canto popolare di montagna, al gospel, al rock, al jazz, fino al pop. In questo caso mi sto riferendo a quello che Serafini identifica come canto artistico: quello cioè che, utilizzando la sola voce naturale ed eludendo l’uso di microfoni, riesce a inondare di suono ampi spazi di esibizione (teatri, chiese, ecc…).
Mi sono sentito spesso ripetere da alcune persone la stessa frase: “Io non so cantare perché sono stonato”. Questo tipo di sentenza ha sempre risvegliato in me un interrogativo fondamentale: chi può cantare? Tutti possono apprendere quest’arte? E vi è una reale risposta a questa domanda? Molti dubbi li ha dissipati lo stesso Tomatis, il quale conferma che a cantare possono essere “in linea di massima tutti, tranne coloro che hanno un impedimento di origine organica, e sono in realtà molto rari”. Egli si spinge a dire che “l’uomo altro non è se non un orecchio, un orecchio che parla e canta”. L’origine del problema si presenta pertanto a livello uditivo nella quasi totalità dei casi e con l’esercizio è possibile trovare rimedio.
Sovvengono ora ulteriori domande: come mettere in pratica tutto questo? Quali repertori scegliere di approfondire e in base a quale criterio? A queste non semplici domande non è possibile rispondere senza tenere conto che ognuno è diverso (e va rispettato come è), ha un proprio corpo, un proprio equilibrio e una proprio voce. Il docente è colui che può accompagnare l’allievo alla scoperta di questi elementi personali applicando un metodo olistico che prenda in esame le emozioni, i vissuti, le abitudini, la cultura e le motivazioni dello studente. Il repertorio da scegliere è vasto – dall’Antico al Contemporaneo – e sarà scelto di comune accordo con l’allievo considerando prerequisiti, difficoltà tecniche, traguardi e obiettivi prefissati.
Personalmente, visualizzo lo studio del canto come un cammino condiviso fra docente e discente in un mutuo rapporto di apprendimento, dove l’errore è fonte di indagine. Ma soprattutto, credo che questo cammino debba essere sempre centrato sul piacere: dopotutto, divertendosi si impara tutto più facilmente!
Conosci l’insegnante, Lorenzo Ziller